SULLA LINGUA SARDA, SCRIVEVA ANTONIO GRAMSCI
“(…) Devi scrivermi a lungo intorno ai tuoi bambini, se hai tempo, o almeno farmi scrivere da Carlo o da Grazietta. Franco mi pare molto vispo e intelligente: penso che parli già correttamente. In che lingua parla? Spero che lo lascerete parlare in sardo e non gli darete dei dispiaceri a questo proposito.
È stato un errore, per me, non aver lasciato che Edmea, da bambinetta, parlasse liberamente il sardo. Ciò ha nociuto alla sua formazione intellettuale e ha messo una camicia di forza alla sua fantasia.
Non devi fare questo errore coi tuoi bambini.” (Antonio Gramsci alla sorella Teresina, 26 marzo 1927).
In anticipo di qualche decennio sui primi studi scientifici relativi ai benifici cognitivi e non
verbali del bilinguismo sulle giovani generazioni, l’acume intellettuale di Antonio Gramsci si disvela, in questa famosa lettera destinata alla sorella prediletta, in tutta la sua grandezza e capacità persino profetica. E sintetizza, più modestamente, forse la più ambiziosa finalità di questa proposta di legge che si sottopone all’esame al Consiglio: la riattivazione intergenerazionale delle competenze linguistiche della lingua sarda.”
Nota: dal CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
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TESTO UNIFICATO N. 36-167-228/A
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Custa esti SA MOTZIONI chi discuteusu oi 28 de lampadas 2018 in su Consillu Comunali de Seddori SAR Mozione-proposta lingua sarda
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